GIORGIO ANTONUCCI

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Cominciai a capire che la medicina non funzionava quando entrai negli ospedali e mi accorsi che le relazioni con i vivi sono condotte con la stessa indifferenza che si ha verso i morti. E scoprii che la nostra medicina è un intervento sull’oggetto da accomodare. [...]

 Appare bizzarro, ed è terribile e disumano che, nel momento in cui una persona sta soffrendo, non ci sia il minimo interesse umano per quanto prova. È un modo che facilita la morte, un modo accettato passivamente da tutti, come se fosse naturale. L’ospedale così com’è oggi non risponde assolutamente alle necessità dei cittadini; è un luogo dove si va per essere riparati come degli oggetti, o dove si va a morire senza che nessuno prenda in considerazione il fatto che non siamo degli oggetti, bensì persone.(Giorgio Antonucci)

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Introduzione

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Il Telefono Viola, contro gli abusi e le violenze psichiatriche, è stato fondato a Roma nell'ottobre del 1991, da Alessio Coppola, allora presidente del CEU, Centro di Ecologia Umana e Giorgio Antonucci, uno dei protagonisti della lotta per la liberazione dei degenti psichiatrizzati condotta negli anni settanta in Italia . L’attuale presidente è Anna Grazia Stammati, docente presso le istituzioni penitenziarie e presidente del CESP (Centro Studi Scuola Pubblica).

L'idea di una linea telefonica contro gli abusi della psichiatria è nata da una vicenda conclusasi con l'amputazione della gamba di un giovane romano, Davide C., vittima di un incendio mentre era legato a causa di un ricovero coatto presso l'ospedale Forlanini di Roma. Quest'episodio e il riaffermarsi nelle cliniche private e in alcuni ospedali pubblici dell'elettroshock fece nascere il bisogno di una sorveglianza più costante e diretta dei diritti dei pazienti psichiatrici e di ogni persona che viene a contatto con la psichiatria).

L'esperienza a cui si ispira il Telefono Viola è quella più che ventennale del Dott. Giorgio Antonucci, medico di Firenze, una vita contro i trattamenti sanitari psichiatrici obbligatori (T.S.O), protagonista della chiusura di reparti manicomiali per donne "agitate e pericolose", veri e propri lager.

 Attraverso la propria attività il Telefono Viola vuole confermare l'esistenza di una questione psichiatrica, legata non solo ai cosiddetti residui manicomiali, ma soprattutto a una privazione frequente della libertà personale di migliaia di cittadini sottoposti a diagnosi di malattia mentale. Nonostante si tratti di persone spesso prive della libertà di telefonare, senza moneta, intimidite dagli stessi psichiatri e infermieri, le chiamate sono sempre frequenti. 

La media generale delle telefonate al Centro Ascolto del Telefono Viola, che arrivano da tutta Italia che denunciano abusi psichiatrici, è sempre alta, nonostante la presenza di più associazioni che si occupano della psichiatrizzazione violenta.

I versanti su cui è impegnato il Telefono Viola sono sostanzialmente cinque: l'elettroshock, i trattamenti sanitari obbligatori illegittimi (TSO), il superamento definitivo dei manicomi ( gli attuali reparti psichiatrici ospedalieri) , l'imposizione e l'abuso di psicofarmaci, le diagnosi arbitrarie di malattia mentale. Si tratta di cinque settori da cui nascono il maggior numero delle denunce di abusi e violenze.

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