GIORGIO ANTONUCCI

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Cominciai a capire che la medicina non funzionava quando entrai negli ospedali e mi accorsi che le relazioni con i vivi sono condotte con la stessa indifferenza che si ha verso i morti. E scoprii che la nostra medicina è un intervento sull’oggetto da accomodare. [...]

 Appare bizzarro, ed è terribile e disumano che, nel momento in cui una persona sta soffrendo, non ci sia il minimo interesse umano per quanto prova. È un modo che facilita la morte, un modo accettato passivamente da tutti, come se fosse naturale. L’ospedale così com’è oggi non risponde assolutamente alle necessità dei cittadini; è un luogo dove si va per essere riparati come degli oggetti, o dove si va a morire senza che nessuno prenda in considerazione il fatto che non siamo degli oggetti, bensì persone.(Giorgio Antonucci)

continua

PROCESSO MASTROGIOVANNI L’AMBIGUA SENTENZA

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Condannati gli infermieri- 
Sconti di pena ai medici
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Per tutti sospensione della pena

Dopo sette anni, da quel 4 agosto 2009, in cui Francesco Mastrogiovanni morì, dopo 88 ore di agonia, nel reparto psichiatrico di Vallo della Lucania, la sentenza del processo d'appello, svoltosi presso il Tribunale di Salerno, condanna infermieri e medici. I dodici infermieri, che in primo appello erano stati assolti, vengono dunque condannati, ognuno, ad un anno e tre mesi, mentre i sei medici vedono derubricato il proprio reato a semplice falso in atto pubblicoe, così, anche se alla fine si dichiarano tutti colpevoli, la pena viene sospesa e medici ed operatori potranno tornare al lavoro proprio lì, dove pure è stato ucciso e torturato Franco, il maestro anarchico che si era buttato in mare vestito.

Pur in questa ambiguità di fondo, però, la Corte d’Appello stabilisce un principio importante: non esiste la mancanza di responsabilità. Nessuno potrà sostenere di essere innocente perché ha “semplicemente” eseguito un ordine, in quanto è riconosciuta una responsabilità personale nell l’atto compiuto, come nel caso degli infermieri che hanno ricevuto, peraltro, condanne quasi uguali a quelle dei medici.

Quanto accaduto a Francesco Mastrogiovanni, impone, comunque, una seria riflessione sulla pratica del Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO),perché questo è troppo spesso strumento di mera aggressione, durante la quale, l’individuo che vi è sottoposto, vede la propria volontà totalmente annullata.  La morte violenta a causa del TSO, ha infatti, in questi anni, unito tragicamente i destini di uomini distanti per età, profilo e storia personale, accomunati, però, spesso, da una morte causata dalla violenza della pratica del TSO.

Il Telefono Viola, parte civile nel processo del maestro Francesco Mastrogiovanni, continuerà a seguire da vicino il caso e stringendosi in questo momento difficile, alla famiglia di Franco, continuerà, così come fa da venticinque anni, la propria battaglia contro gli abusi e le violenze psichiatriche, che ancora oggi vengono tragicamente perpetrate ai danni di coloro che sono privati della libertà, durante e dopo il TSO.

 

Roma, 12 novembre 2016

Anna Grazia Stammati

Intervista di Moni Ovadia

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