GIORGIO ANTONUCCI

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Cominciai a capire che la medicina non funzionava quando entrai negli ospedali e mi accorsi che le relazioni con i vivi sono condotte con la stessa indifferenza che si ha verso i morti. E scoprii che la nostra medicina è un intervento sull’oggetto da accomodare. [...]

 Appare bizzarro, ed è terribile e disumano che, nel momento in cui una persona sta soffrendo, non ci sia il minimo interesse umano per quanto prova. È un modo che facilita la morte, un modo accettato passivamente da tutti, come se fosse naturale. L’ospedale così com’è oggi non risponde assolutamente alle necessità dei cittadini; è un luogo dove si va per essere riparati come degli oggetti, o dove si va a morire senza che nessuno prenda in considerazione il fatto che non siamo degli oggetti, bensì persone.(Giorgio Antonucci)

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PSICOFARMACI

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Il problema degli psicofarmaci è forse il più noto. Quello che si sa di meno è che i neurolettici hanno soltanto funzione di inibizione nervosa e muscolare attraverso una interferenza sui neurotrasmettitori delle sinapsi cerebrali. Non curano nulla, ma inibiscono o esaltano comportamenti linguistici, muscolari e funzioni cerebrali come il sogno, l'immaginazione e la memoria. Il risultato è che tra “i deficienti” a causa degli psicofarmaci e gli “zombi” a causa degli elettroshock c'è poco da stare allegri e fiduciosi.

Due telefonate su dieci sono di persone che sono in cura obbligatoria presso i Centri Servizi Mentali ( CSM) delle ASL, dove, senza passare attraverso le procedure di legge del TSO, comunque aggirate o vanificate dall'arbitrio medico, vengono obbligate a dosi massicce di Serenase e di iniezioni periodiche di Haldol o di Abilify, praticamente a vita, pena la minaccia del ricovero coatto.

Molti CSM stanno rinunciando a fare psicologia a favore della più sbrigativa psichiatria coattiva extraospedaliera. Pochi pazienti vengono realmente informati delle controindicazioni degli psicofarmaci, perché a loro non si lascia alcuna libertà di decidere in merito. Molti denunciano il fatto che non gli si facciano leggere neppure i foglietti delle controindicazioni, altri che quando si  “osa” rappresentare ai medici gli effetti collaterali cui sono soggetti dopo anni di terapia, vengono minacciati di TSO perché rifiutano le cure. Altri ancora protestano perché‚ a minestre e bevande vengono mischiate dosi di psicofarmaci, che non conoscono né in quantità né in qualità. 

Succede poi che molti psicofarmaci, oltre che neuro intossicazione, creano assuefazione, né più né meno come l'eroina, e quindi inducono man mano una debilitazione costante dei grandi organi e dell'intero organismo. A questo punto la persona è psichiatrizzata e quando chiama il Telefono Viola non si sa bene se è per liberarsi seriamente dalla dipendenza degli psicofarmaci o per denunciare passati soprusi psichiatrici di cui c'è poca traccia anche nella sua memoria. Spesso si tratta di persone, già danneggiate dai TSO e dagli psicofarmaci, nelle loro capacità espressive, connettive e relazionali per cui gli stessi avvocati gli danno del “pazzo” da curare.

Ecco perché‚ il problema della denuncia dell'abuso psichiatrico è spesso compromesso dallo stesso tipo di abuso subito. Questo costituisce lo specifico della questione psichiatrica. Così l'umiliazione sociale e le angherie subite durante un ciclo di TSO rendono la persona tanto cupa e terrorizzata di dentro, che essa avrà più voglia di dimenticare che di denunciare. Sono queste le ragioni per cui il Telefono Viola alla vigilanza sui diritti dei pazienti, anche se già psichiatrizzati, aggiunge quella sui diritti dei cittadini a non diventare pazienti psichiatrici (a vita) per l'arbitrio di familiari, datori di lavoro e medici autoritari.

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